Pedalando in Utopie

Da settimane pratico la lettura-pedalata. Funziona così: salgo sulla cyclette, allungo un braccio verso la libreria, estraggo un libro a caso e inizio a leggere. In questo modo do sfogo alle gambe senza sentirmi un criceto e riscopro testi letti in passato, ma poi dimenticati. 

Il primo giorno, per caso o per destino, sono incappata nel saggio di D. Fusaro introduttivo all’edizione Bompiani di “Salario, prezzo e profitto” di Marx, che inizia in questo modo: “Ci fu un tempo in cui le utopie venivano pensate dai loro autori come ‘isole di felicità’ irraggiungibili, situate in luoghi sperduti ai margini del mondo (…).”

Utopie dunque, letteralmente ‘non-luoghi’: descrizioni di società ideali, fughe immaginarie in una dimensione irreale dove costruire un mondo giusto, armonico e perfetto.

Da genere letterario di embrionale critica sociale, le utopie sono poi evolute nei secoli spostandosi sempre più dalla dimensione dell’altrove sconosciuto a quella del futuro, inteso come necessaria evoluzione salvifica di un presente di dolore e sofferenza.

Quello che invece mi sorprende dell’oggi è come l’utopia sembri trovare improvvisamente posizione nel passato: in quell’auspicio di ‘ritorno ad una normalità’ idealizzata, di volta in volta deluso dalla prova dei fatti. Un’utopia che si risolve quindi in un non-senso: in primo luogo per l’illogicità di un ritorno ad una dimensione ormai superata ed in secondo luogo per l’idealizzazione fittizia di una realtà imperfetta.

L’invito di oggi è quello di tornare a costruire sane utopie, che come bussole sappiano orientare i nostri passi anche nella nebbia più fitta.

Concediamoci quindi il tempo per un’attività di razionale immaginazione, per proiettarci in un mondo migliore e provare allo stesso tempo ad esserne degni. Le domande che seguono possono essere usate come guida per questo nuovo esercizio:

  • Com’è il migliore dei mondi nel quale vorrei vivere?
  • Su quali valori è fondato e come vengono realizzati?
  • Come posso rendermi degno di vivere in questo mondo?

Con l’augurio che il pensiero possa continuare a pedalare!